SALA XXIV.
Corredi della prima metà del III secolo a.C., sino al 252 - 251 a.C. (distruzione di Lipàra da parte dei Romani durante la prima guerra punica). Sono caratterizzati dall'abbondante presenza di ceramica figurata policroma (nella quale alla tradizionale tecnica a "figure rosse" si aggiunge l'abbondante impiego di vivi e svariati colori a tempera (rosso, azzurro, giallo, bianco, etc.), applicati dopo la cottura del vaso, delle officine eoliane della prima metà del III secolo a.C., che producono anche ceramica a decorazione sovradipinta, dello "stile di Gnathia" e a vernice nera. Caposcuola della produzione figurata policroma é il Pittore di Lipari, fra il 300-290 ed il 270 a.C. circa; suoi seguaci e continuatori, Pittori della "Sphendone bianca" (sorta di fascia che cinge i capelli femminili), delle tre Nikai (le vittorie alate), della Colomba e di Falcone (il cui vaso eponimo, da Falcone presso Tindari, é conservato al Museo di Palermo), che prosegue la sua produzione successivamente alla fine dell'attività del Pittore di Lipari. Peculiari, oltre la tecnica, si rivelano anche i soggetti raffigurati, tutti dedicati al mondo femminile e riflettenti particolari aspetti del dionisismo funerario: la frequente rappresentazione di scene nuziali simboleggia la felicità ultraterrena della mistica unione dell'anima con la divinità dopo la morte. Al pittore di Lipari (con la parziale eccezione del pittore di Falcone) si devono le opere di maggior perizia pittorica e compositiva: p.e. le due grandi lekanai con le Beatitudini dei Campi Elisi, quella con le nereidi recanti le armi di Achille; le due pissidi skyphoide (vasi con coperchio - pissidi - a forma di "skyphoi", cioè tazze con due manici) con la dea Hera prossima alle nozze etc. Nell'ambito della ceramica dello "stile di Gnathia" del tutto particolare si presenta, nel decennio precedente la distruzione del 252/251 a.C., l'opera del Pittore dei Cigni, aperto al nuovo gusto decorativo che caratterizza, nel mondo greco, la produzione ceramica della prima fase dell'età ellenistica. Particolarmente significativa del periodo in cui Lipari, dal 269 a.C. divenne base navale cartaginese, é una stele funeraria in pietra lavica di tipo punico, sagomata ad edicola. Accanto ai corredi tombali sono esposti, nelle due vetrine lungo la parete orientale, i materiali di due "favissae" (fosse votive) nell'area della necropoli.
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